Il secondo articolo per il progetto "Chi sarà - Scienza in TrasformAzione" a cura di Paola Vitale e Liliana Putino, in collaborazione con Luisa Boffa e Sergio Vitale, pubblicati a partire dal 23 aprile 2020 all'interno della rubrica "Visto dal basso. Lo sguardo dello psicomotricista" tenuta da Sergio Vitale.
di Sergio Vitale
I bambini prima facevano un sacco di cose, la loro giornata era tutto un impegno, quasi da non starci dietro. Adesso sono sempre qui in casa che si annoiano, si arrabbiano o si appiccicano come polpi ai loro programmi preferiti. È fin troppo chiaro quanto di questi tempi il gioco sia un’urgenza, una necessità sociale: l’unica vera prevenzione, per il bambino, al deperimento fisico e psicologico. Noi crediamo ciecamente nel gioco. Nei suoi effetti educativi e terapeutici. È il nostro lavoro, ma il gioco è di tutti. E in particolare quel tipo di gioco che noi chiamiamo il «gioco spontaneo»: il più creativo, il più ricco, il più efficacie nel far star bene i bambini. Per questo motivo, nelle prossime righe vi illustreremo la «ricetta» per realizzare il vostro gioco spontaneo anche tra le mura di casa. Fate ben attenzione.
- Prendete un bambino – se ne avete più di uno va bene lo stesso, ma in questo momento ci limiteremo a fornire le dosi per la ricetta base.
- Prendete dello spazio - q. b. (quanto basta) – nel senso che se ne disponete in abbondanza va bene, ma sappiate anche che se esagerate proteste ottenere un effetto di inibizione. Uno spazio che permetta una corsetta e qualche salto può andare benone. Se in casa vi ritrovate solo dello spazio ridotto non buttatevi giù, si può fare lo stesso. Cercate quindi di prepararlo meglio che potete: fatelo per bene, il vostro bambino apprezzerà.
- Lo spazio, per una buona ricetta di gioco spontaneo, dovrebbe avere alcune caratteristiche specifiche. Non allarmatevi, non cominciate subito a pensare a ludoteche e palestre, per carità. Le nostre ricette si adattano benissimo a ogni periodo di quarantena. Nel prossimo appuntamento scenderemo nel dettaglio; per ora citeremo solo alcune delle caratteristiche principali: uno spazio sicuro, dove si possa giocare in tranquillità (cameretta dei bimbi, lettone, divano del salotto sono di solito i luoghi più adeguati. Oltre al giardino, nel caso in cui ne abbiate uno); uno spazio pensato (vedi sopra); uno spazio trasformabile, nei limiti del possibile.
- Prendete poi dei materiali, anche qui q. b. Non riempite lo spazio di giochi perché potrebbe risultare controproducente. Anzi, toglieteli proprio i giochi. Pensate ai materiali in senso più ampio: qualcosa di semplice, che posa adattarsi alla fantasia del bambino, piuttosto che a oggetti complicati e egocentrici che solitamente richiedono al bambino di adattarsi a loro. Alcuni di questi materiali semplici sono, per esempio, quelli che il vostro bambino utilizzava da piccolino per i suoi giochi, rubandoli magari dalla cucina: contenitori, mestoli di legno, scolapasta; oppure quelli che sottraeva dallo studio di papà: fogli di carta, cartoncino, pastelli colorati, matite e persino forbici (ma per questo genere di materiale preparate un tavolino un po’ in disparte). Potreste poi avere a disposizione delle stoffe, dei nastri, e qualcosa che somigli a una spada e che ovviamente non lo sia. Ma soprattutto cuscini, materassi, tappeti e tappetini: ecco, se ne avete, qui potete abbondare. I materiali di questo tipo aiutano il bambino a muoversi. Possiedono due caratteristiche fondamentali: non si rompono e non rompono il vostro bambino. A questo proposito, vi ricordo di allontanare, almeno mentre preparate la vostra ricetta di gioco spontaneo, qualsiasi materiale delicato, tipo le foto di famiglia, i cristalli o le bomboniere dei matrimoni, di modo che non dobbiate stare sempre a dire: «Stai attento, stai attento!» Nel gioco bisogna rilassarsi: o si gioca, o si sta attenti alle porcellane.
- Prendete infine del tempo: non ce ne vuole troppo, il giusto. Un tempo che non finisce mai non facilita il gioco. Ci vuole un prima e un dopo del gioco e, se volete, potete delimitare questo tempo con delle frasi magiche, come un rituale. Del tipo: «Quando si gioca bisogna fare attenzione a non farsi male: quando si gioca, si fa per finta.» Trasformerete così il vostro momento di gioco in qualcosa di importante e speciale, che non si confonderà con gli altri momenti della giornata. Potrebbe trattarsi di un appuntamento fisso, da ripetere quotidianamente, in questo periodo di quarantena e post quarantena, o in giorni precisi, definiti e patteggiati a dovere.
- A questo punto qualcuno di voi potrebbe pensare che la ricetta sia completa e che possa iniziare il gioco. Non è esattamente così, ci manca un ingrediente fondamentale, al quale forse alcuni di voi non avevano pensato: l’adulto. Il papà, la mamma, lo zio o la nonna. Meglio papà o mamma, comunque, se ne abbiamo disponibili. Non si tratta di un adulto qualunque, in ogni caso. Quello che prenderete voi sarà un adulto speciale, per una ricetta di gioco spontaneo indimenticabile. Non dovrà possedere per forza doti di intrattenitore, non dovrà cercare di comportarsi da animatore di centri estivi e nemmeno assumere atteggiamenti un po’ strani, pensando di fare come un bambino. Niente di tutto questo. Sarà un adulto normale, ma attento: un adulto disponibile e interessato, che è lì per il bambino. Cosa dovrà fare? Osservare, prima di tutto. È il testimone del gioco del bambino: è come una specie di telecamera vivente, se volete: se il suo sguardo attento registra le cose belle e il piacere del bambino, lui - il bambino - saprà che le sue emozioni sono ben riposte, al sicuro, per sempre. Meglio di qualsiasi video o di qualsiasi foto. Un adulto che si meraviglia, quindi, che sorride, ascolta, interagisce, sapendo attendere. Un adulto che si trasforma, ecco il punto.
Perché, come forse qualcuno avrà intuito, il segreto della nostra ricetta di gioco spontaneo è racchiuso in questa bellissima parola: «trasformazione». Il gioco è trasformazione. È il bambino che si trasforma: a livello di emozioni e di mimica facciale, nell’espressività e nella tonicità del suo corpo. E mentre questo accade lui trasforma i materiali e lo spazio che gli avrete messo a disposizione perché, a questo punto devo proprio dirvelo, il vero cuoco è lui, non voi. Voi siete gli aiutanti, e siete pure la Legge, i tutori del tempo e delle regole, ma non siete gli artisti, almeno non in questo momento. Gli artisti del gioco sono i bambini. Con le loro mani e con la loro fantasia sapranno trasformare tutto ciò che avrete messo a loro disposizione, perché davanti hanno un adulto che è a sua volta trasformabile - nelle sue emozioni, nelle sue espressioni, nelle sue parole e nei suoi gesti. E questa trasformazione dell’adulto, per il bambino, è il segno più evidente della sua efficacia sul mondo e sulle cose. A che può servire fare un bel gioco se nessuno se ne accorge? Se le persone che per me contano di più non mi stanno nemmeno a guardare? E non è necessario continuare a dire «Quanto sei bravo» per testimoniare la vostra presenza: basta lo sguardo, un’espressione, la sincera partecipazione emotiva.
Se pensate che sia troppo difficile, non scoraggiatevi, e ricordatevi invece che tutto questo lo avete già fatto, un tempo, forse senza rendervene conto, quando lui era veramente piccolo e il vostro viso era per lui un mondo da esplorare in continua trasformazione.
Infine, è necessario sapere che per realizzare la vostra ricetta di gioco spontaneo è indispensabile compiere un atto rivoluzionario: estraete il cellulare dalla tasca o da ovunque lo teniate in quel momento e, davanti a lui, spegnetelo, riponendolo sul mobile del salotto o in un cassetto. Ma, ripeto: fatelo davanti a lui, sarà il segno più chiaro che il tempo del gioco sta per iniziare.
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